L' Incunabolo
Il termine incunabolo, nato dal latino incunabulum (o incunabula, al plurale), è utilizzato per indicare convenzionalmente un documento stampato prima dell'anno 1500 con la tecnica dei caratteri mobili, ossia nel corso dell'avvento di questa innovativa tecnica.
Il termine fa infatti riferimento alla culla o alle fasce per bambini, alludendo dunque alla primissima produzione tipografica con questa tecnica.
Si potrebbe dunque dire che gli incunabili rappresentano i primi libri moderni realizzati in serie grazie all'invenzione della stampa a caratteri mobili.
Conosciuti anche come quattrocentine, gli incunaboli vengono così definiti solo nel 1639, anno in cui il termine viene coniato da uno scrittore in occasione del secondo centenario dell'invenzione di Gutenberg.
Lo stesso autore, sempre con questo suo testo celebrativo, fissa anche, attraverso considerazioni puramente pratiche, il limite temporale entro il quale le opere stampate possono essere definite "incunaboli", sebbene, il termine sia stato poi impropriamente utilizzato per indicare anche per indicare alcune stampe successive il '500.
Nonostante questa apperente confusione, dettata soprattutto dagli incerti parametri, si è comunque evidenziata una serie di punti che accumenrebbero generalmente le stampe identificate come "incunabili.
Prima di tutto, queste stampe non presenterebbero un frontespazio, il quale apparirà per la prima volta in Italia solo nel 1476; era tuttavia presente il colophon, la parte di descrizione posta all'inizio o alla fine di un libro, nel quale venivano dunque inserite le note tipografiche e le indicazioni sulle responsabilità dello stampatore.
Anche questi ultimi elementi però potevano, talvolta, mancare; tutto questo poichè i primi documenti stampati tentavano, in qualche modo, di imitare la scrittura manuale, nella quale le indicazioni poste sul frontespazio risultavano essere del tutto superflue.